Un progetto razional-distopico
Ho sempre associato l’Agro Pontino ad una sensazione di vuoto, di lontananza e di dispersione.
L’umidità del clima, la terra coltivata rubata all’acqua dalla bonifica, la Pontina sempre trafficata e poco sicura, le storie sia di chi ha bonificato la palude sia di chi è venuto ad abitarla negli anni trenta del secolo scorso, le loro fatiche.
Il mio progetto fotografico prova quindi a trasmettere queste sensazioni partendo da un assunto “distopico”. Ho immaginato, infatti, che la popolazione del luogo se ne sia andata a colonizzare altri lidi lontani, dando spazio all’anima dei loro avi che ancora permane nel loro DNA.
Forse tale idea nasce dal sincretismo tra la storia di questi luoghi – e di chi li abita – e la realtà odierna che ci porta ad ascoltare e leggere di conquiste di altri pianeti poiché oramai su questo pianeta siamo troppi.
Le immagini sono quindi leggermente virate in ciano al fine di aumentare il senso di distopia, dove non vi sono umani ma soltanto ciò che hanno lasciato su quello che era il loro territorio “fino a qualche giorno fa”. Immagini dove compaiono, senza essere però i soggetti principali, le architetture razionaliste che, mantenendo il loro fascino, rappresentano l’humus del territorio della provincia di Latina.
















